L’Arcipelago delle Eolie, con le sue sette isole, è la parte emersa di un vasto complesso vulcanico, prevalentemente sottomarino, che si estende per circa 200 km e che costituisce una struttura ad andamento arcuato rivolta, con la sua parte concava, verso il centro del Mar Tirreno.
Le parti emerse del complesso eruttivo, le isole, si sono formate nell’ultimo milione di anni, mentre le parti sommerse raggiungono età leggermente maggiori: l’età più antica – circa 1,3 milioni di anni – è quella del vulcano sottomarino Sisifo, a nord-ovest dell’ isola di Alicudi. Dalla datazione dei prodotti più antichi eruttati dai vulcani presenti su ciascuna isola s’è potuta dedurre l’età di esse.
Le rocce laviche con la datazione più antica sono state rinvenute a Filicudi, circa 1.000.000 di anni fa, mentre l’ultima nata risulta essere Alicudi, dove non sono state rinvenute rocce laviche emerse anteriori a 90.000 anni.
A Vulcano e Stromboli il vulcanismo è ancora attivo, mentre nelle altre isole è cessato tra 5000 e 20.000 anni fa, anche se a Lipari e nei pressi degli isolotti di Panarea sono presenti manifestazioni fumaroliche, tipiche della fase di declino post-vulcanica. I magmi delle Eolie sono simili a quelli dei vulcani che costituiscono la cintura di fuoco circumpacifica.
Essi mostrano, nel tempo, un’evoluzione verso composizioni sempre più basiche (minore contenuto il silice, che è il costituente principale dei magmi) e più ricche in potassio.
Magmi di questo tipo sono caratteristici delle zone di subduzione: una placca litosferica oceanica scivola sotto una continentale, originando magmi che risalgono a formare archi di isole o cordigliere vulcaniche, dando luogo alla generazione di terremoti che si dispongono tipicamente lungo un piano inclinato.
Nel Tirreno meridionale la placca africana scivola sotto quella europea, ed essendo ricca di minerali idrati abbassa il punto di fusione delle rocce che stanno sotto la crosta continentale, da ciò si formano magmi che tendono a salire verso la superficie dando origine ad eruzioni che hanno causato la formazione dell’arco vulcanico delle Isole Eolie.
Ebbene, in questo continuo divenire della crosta terrestre, ciò che oggi sono le Isole Eolie è il risultato del titanico gioco tra le forze costruttrici e le forze demolitrici della natura che, nel corso dei millenni, hanno modellato queste isole, finché ciascuna di esse ha assunto l’aspetto odierno.
Queste isole hanno sempre più attirato l’attenzione e l’interesse degli studiosi. Tuttavia è soprattutto negli ultimi 50 anni che sono diventate una autentica palestra di studio, di ricerca, di sperimentazione e di verifica per gli studiosi che si occupano di Scienze della Terra.
È interessante far notare che quello che chiamiamo l’aspetto odierno, noto cioè a noi uomini del terzo millennio, è ben diverso da quello che era noto all’uomo del Medio Evo, che di isole nell’Arcipelago Eoliano ne contava almeno otto; che a sua volta era diverso da quello noto all’uomo di Roma, che assistette alla nascita di una di esse e probabilmente ne contava dieci, ed ancor più era diverso da quello noto all’uomo del neolitico superiore che venne ad abitare su questi vulcani alla fine del quinto millennio a.C..
Il divenire di questo Arcipelago è ben lungi dall’essere concluso: anziché dire “le Isole Eolie sono sette”, faremmo meglio a dire più realisticamente: “le Isole Eolie attualmente sono sette”.